I ripetuti e disastrosi eventi meteorologici dell’ultimo periodo ( ma non solo quelli ) impongono una riflessione sul legame oserei dire “perduto” tra uomo e natura.
Spesso e involontariamente la natura viene vissuta come una realtà che sta fuori di noi, di cui ci serviamo per vivere, sfruttandola al massimo e in maniera il più delle volte sconsiderata.
Poi ad un certo punto il meccanismo si inceppa e succede l’irreparabile: da li una sequela di interrogativi sulle responsabilità, su cosa è stato fatto, su cosa non è stato fatto, su cosa non è stato fatto abbastanza. Si acquisiscono atti e documenti, si aprono fascicoli. E se ne chiudono altri,insieme agli occhi di chi certe cose sembra proprio non volerle vedere.
Si allagano le città non solo perché è arrivata una improvvisa bomba d’acqua, ma perché le canalizzazioni non sono dimensionate per portate di acqua eccezionali e il massiccio processo di urbanizzazione non tiene conto dell’importanza drenante delle aree verdi per creare bacini di deflusso naturali delle acque meteoriche…
Vengono sfruttate senza pietà cave di materiali nobili come il marmo- che ha reso il Belpaese per secoli fiore all’occhiello dell’arte mondiale- e paradossalmente non per realizzare sculture ed edifici ma per finire dentro un tubetto di dentifricio…
Franano intere montagne perché manca copertura arborea che trattiene l’acqua ed è stata abbattuta senza criterio…
Crollano argini di fiumi perché vengono impiegati materiali poco idonei per risparmiare o per motivi spesso ai più sconosciuti o volutamente taciuti…
Per quanto possiamo sdegnarci, niente di tutto ciò esula dalla nostra responsabilità. E’ vero: non possiamo prevedere certi fenomeni ma possiamo contenerne gli effetti partendo dal presupposto –talora dimenticato – che esiste un legame indissolubile e profondo tra noi e l’ambiente e volente o nolente siamo noi ad influenzarlo. In maniera costruttiva o distruttiva.
Non a caso, già a fine del 1200, il monaco buddista Nichiren Daishonin nei suoi scritti esplicitava questo concetto attraverso il termine ESHO FUNI, che significa UNICITA’ DI VITA E AMBIENTE. L’Io e l’ambiente sono “DUE MA NON DUE” e s’influenzano a vicenda. Tutto è allo stesso tempo interdipendente e indipendente.
Negli ultimi mesi ne ha parlato perfino la Chiesa (per la prima volta) con l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco sottolineando la «radice umana» della crisi ecologica e sostenendo che non può esserci vera cura dell’ambiente senza cura dell’essere umano.
Il tema è di scottante attualità e investe tutti noi… siamo messi di fronte alle nostre responsabilità ed e’ necessaria una “conversione ecologica”.
Riprogettare o riconvertire si può.Si deve fare.
A tal proposito voglio segnalare un interessante evento che ben si inserisce nel dibattito e in tale campagna di sensibilizzazione.
Si tratta di una live performance di improvvisazione VideoMusicale dal titolo “2|ma|non|2|- BioReloaded” che si terrà a Castelnuovo Magra(SP) il 21 agosto 2015, ideata dal fotografo carrarese Michele Ambrogi in collaborazione con dei musicisti .
Di seguito il link dell’evento
https://www.facebook.com/events/867648836644758/
https://www.facebook.com/micheleambrogifotografo?fref=ts